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FAMIGLIA CRISTIANA
N°
42 DEL 17 Ottobre 2004
di Renata Maderna
NON
PUÒ PIÙ MUOVERSI, MA I SUOI TRE FIGLI LI ABBRACCIA
COL PENSIERO.
A LORO, E A TUTTI I GENITORI, DEDICA IL SUO NUOVO LIBRO, SCRITTO
AL COMPUTER CON UN PROGRAMMA SPECIALE.
LAURA
TANGORRA, CHE NON SMETTE DI ESSERE MAMMA NONOSTANTE LA MALATTIA
MADRE
CORAGGIO
Si
dice, da sempre, che i bambini sono importanti perché
rappresentano il futuro del mondo.
« Ma in realtà sono preziosi perche ci insegnano
ad amare il presente», ci ricorda Laura Tangorra nel suo
libro, Rumore di mamma, in uscita in questi giorni
per Mondadori.
Le sue sono parole da ascoltare con rispetto e attenzione, non
solo perché vengono da una mamma speciale, ma perché
nascono da quella riflessione lucida e profonda che così
spesso riesce a raggiungere le persone immerse in un presente
che forse non conoscerà il lontano futuro.
La vicenda di Laura Tangorra, da lei stessa raccontata nel precedente
libro, Solo una parentesi, è quella di una mamma "normale"
che in uno dei momenti più belli della vita, l'attesa
di un figlio, si imbatte in una malattia neurodegenerativa strana
e rara, la sclerosi laterale amiotrofica, che a poco a poco,
inesorabilmente, si porta via le cellule nervose responsabili
del movimento.
Siamo nel 2000. Dopo aver risposto con un no secco ai medici
che le consigliavano di fermare la gravidanza, che avrebbe affrettato
la corsa della malattia, Laura Tangorra si avvia incontro a
una vita sempre più scarna di movimenti e sempre più
ricca di pensieri, «come se facessero troppo rumore per
poterli ignorare».
Diventerà mamma per la terza volta, di Alice, che oggi
ha tre anni e mezzo, e completa una bella famiglia di Monza,
formata, oltre che da Laura, dal marito Francesco Beretta, informatico
in una banca milanese, da Alessandra, di 15 anni, e Marco, di
13 anni.
«lo e Alice», racconta Laura, «abbiamo un
modo tutto nostro di comunicare: parole semplici pronunciate
male, sguardi, sorrisi, scherzi, gesti. Credevo che col tempo
mi sarei abituata all'idea di vederla crescere anche senza di
me. Ma il tempo allarga la ferita. Non riesco a rassegnarmi
al fatto di poter tenere soltanto le briglie guidando la carrozza
nella quale vive, senza potervi entrare».
Un cammino prezioso
Quando Laura lavora al computer, dotato di un programma speciale
a scansione che le permette di fissare i suoi pensieri sullo
schermo, la piccola Alice le si arrampica vicino, la accarezza
e le parla con la vocina che di solito gli adulti riservano
ai piccoli. «Qualche volta guarda le mie mani che non
applaudono mentre le dico brava. Allora me le prende, le unisce
e le muove. "È belle tue manine", e me le bacia.
Ma io non ho mai pettinato i suoi capelli, ne passeggiato tenendola
per mano. Non le ho mai letto un bel libro, non le ho mai cantato
una canzone. Se vuole aiuto non lo chiede a me. Non sa che quando
si fa male, io l'abbraccio col pensiero. Non so spiegare quello
che si prova, è un dolore profondo che sembra strappare
il cuore, che stringe alla gola togliendo il respiro, che può
fare impazzire».
Ma Laura Tangorra non è per nulla impazzita. Anzi. Basta
leggere queste sue nuove pagine, che, come le precedenti, rischiano
di farti lasciare alle spalle la fermata del treno o della metropolitana
a cui dovevi scendere, per indovinare come il cammino, impossibile
alle gambe, abbia lasciato il posto a un percorso mentale dalle
riflessioni preziose, soprattutto per chi è genitore.
È una sorta di itinerario lungo la vita dei bambini il
suo libro, che riesce a coniugare esperienze vissute in prima
persona, da madre ma anche da insegnante (che ha deciso di tornare
a fare la maestra dopo avere avuto incarichi alle superiori),
a pensieri validi per tutti, che non hanno la presunzione di
venire da una mamma infallibile, ma vogliono «riuscire
a trasmettere una sensazione di serenità, la stessa che
rimane dopo una chiacchierata fra amici, davanti a un buon caffè,
mentre i bambini giocano nella camera accanto».
Quello che è singolare, fra l'altro, è il rivolo
di umorismo che lambisce le pagine, su cui a tratti scende una
lacrima o si apre una bella risata, provocata dal semplice racconto
di quei piccoli episodi di vita quotidiana, che muta senza avvisare,
da un gesto di nervosismo provocato dalla confusione frenetica
a un attimo di tenerezza motivato da una di quelle frasi lapidarie
che soltanto i bambini sanno dire. Vita di mamme "normali",
«che si barcamenano tra il lavoro, la casa e la famiglia
senza fermarsi mai», come le racconta Laura Tangorra,
contrapponendole ad altri "tipi di madri: le "ansiogene",
incubo dei pediatri, le "viziate", che hanno sempre
bisogno di un aiuto, le "griffate", che vivono per
apparire, le "mafiose", che difendono i figli contro
ogni evidenza...
Mamme a volte imperfette, stanche, spettinate. «Che quando
si concedono una serata in compagnia di un bel libro, lo fanno
fmgendo di non sentire la voce del bucato che chiama per essere
stirato, e fingendo di non vedere la polvere sdraiata sulle
mensole che le guarda ghignando».
È Laura Tangorra che incoraggia noi. Che rasserena, che
conforta e dà speranza. Lei che trova la forza, chissà
con quale struggimento, di spiegare che c'è qualcosa
che accomuna tutte le mamme, che sa attenuare ogni sfumatura
e cancellare i contorni della diversità.
«È la certezza che noi vivremo per sempre, perche
una mamma non muore mai. Resta in ogni cielo azzurro, tra i
profumi della primavera, nelle nuvole che portano neve, nei
colori dell'autunno. Resta nel profumo di caffè. Vive
nel ricordo dei suoi figli, e in ciò che credono di aver
dimenticato».
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