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IL LIBRO
La
presentazione
Non
avrei mai pensato di arrivare davvero fin qui, quando dissi
ai miei amici che avevo deciso di scrivere un libro.
Eravamo al mare, l’estate scorsa, e con la macchina setacciavamo
gli angoli più nascosti dell’isola d’Elba ascoltando
la musica. I mille colori del cielo che si tuffavano nell’acqua
mi davano serenità e mi chiedevo come potessi provare
un tale stato d’animo, dopo quello che mi era capitato.
Doveva esserci qualcosa di più forte della paura. Volevo
capire cosa fosse e nella mente si affollavano immagini, persone,
sensazioni che non riuscivo a raccontare, ma che volevo fermare
nella memoria.
Decisi, allora, di scrivere.
Credo quindi di avere iniziato soltanto per me stessa, per un
mio bisogno.
Un bisogno incontenibile di fare ordine nei miei pensieri, e
la carta è brava ad ascoltare chi non può parlare.
Queste pagine raccontano una vita normale, una storia come tante,
che l’incontro con la malattia fa risplendere di una luce nuova,
di nuovi riflessi.
Quando la propria vita scivola tra le mani, niente di ciò
che abbiamo sembra scontato ed ogni cosa acquista più
valore.
E’ strano. Qualche volta la luce si spegne all’improvviso e
ci si accorge che gli occhi vedono più di prima.
Condividere i miei pensieri con voi è un po’ come prestarvi
per un attimo i miei occhi, per dare un senso nuovo ad ogni
attimo vissuto.
Confesso di non essere una persona molto dedita alla lettura,
ma quando m’immergo tra le pagine di un libro, ciò che
gli chiedo è di trasmettermi emozioni, di lasciarmi qualche
immagine da ricordare e pensieri su cui rimuginare. Per questo
mi piacerebbe poter lasciare un alone di emozioni positive a
chi mi leggerà. Da cercare tra le righe, forse, ma mentre
io scrivevo, davanti al mio computer, le sentivo.
Non lo nascondo, ho pianto anche, e riso a crepapelle mentre
fermavo i miei ricordi, ma la voce che non taceva mai era quella
della speranza. Era lei a dettarmi le parole.
Adesso vedermi lì, stampata e rilegata, mi fa quasi paura
perché quella che tutti terrete tra le mani, non è
soltanto carta: sono io.
Ma in realtà sono felice, perché un dolore chiuso
in se stesso non trova senso.
Solo
il condividerlo può dargli significato.
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